Wednesday, 27 September 2023

Se in banca hai troppi soldi – frutto di vecchi risparmi e di regali dei tuoi parenti – e questo dato ti fa saltare l’Isee facendoti apparire più ricco di quanto non sei realmente, ti chiederai come far rientrare l’indicatore sintetico nei parametri per non perdere i benefici socio-assistenziali che la legge riconosce ai più poveri.

Potresti, in teoria, chiudere il conto e conservare i soldi a casa, ma sono decisamente troppi e temi che possano arrivare i ladri. Dall’altro lato, non ti fidi a lasciarli sul conto di un parente o di un amico che, un giorno, potrebbe decidere di non restituirteli più o, peggio, potrebbe spenderli o subirne il pignoramento. Ecco che allora, ti chiedi come abbassare l’Isee senza perdere i tuoi risparmi in banca.

La truffa dell’assegno circolare per abbassare l’Isee
Tutto parte dall’esigenza di svuotare il proprio conto corrente senza, tuttavia, perdere il controllo e la disponibilità del denaro in esso depositato. Fare un prelievo allo sportello e conservare i soldi in casa espone al rischio di furti. Allo stesso modo, eseguire un bonifico a favore di un parente è un atto che potrebbe essere sospetto e, nello stesso tempo, non offre alcuna certezza sulla successiva restituzione (si pensi al caso in cui il “beneficiario” dovesse decidere di spendere il denaro o subirne il pignoramento da parte dell’esattore).


Cosicché, si ricorre al metodo dell’assegno circolare. In pratica, l’interessato richiede, presso il proprio istituto di credito, l’emissione di un assegno circolare con addebito del relativo importo sul proprio conto corrente. In questo modo, si parcheggiano i soldi in banca, facendoli, però, “sparire” dal conto. Si conserva il titolo e lo si reclama dopo tre anni. Spieghiamo meglio il funzionamento.

Come funziona l’assegno circolare per abbassare l’Isee
Come forse saprai, c’è una profonda differenza tra assegno bancario e assegno circolare. L’assegno bancario è quello che comunemente viene emesso da qualsiasi titolare di conto corrente, grazie al carnet rilasciato dalla banca. Spetta al correntista verificare, prima di staccare un assegno, se sul conto ha la provvista sufficiente a coprire l’importo. Se così non dovesse essere, subirebbe il protesto e il pignoramento da parte del creditore.


L’assegno circolare, invece, viene emesso dalla banca, su richiesta del cliente, solo dopo che quest’ultimo ha depositato allo sportello la somma necessaria a coprirne il relativo importo o – più spesso – ne richiede l’addebito sul proprio conto (evitando così il passaggio di contanti). A differenza dell’assegno bancario, quindi, in questo caso, la copertura del titolo è certa perché la banca non rilascia il titolo se prima non viene accantonata la somma per pagarlo.

Nel momento in cui l’istituto di credito emette l’assegno circolare e lo consegna al proprio cliente, sul conto di quest’ultimo risulta un addebito; il corrispondente importo viene trattenuto dalla banca in una sorta di accantonamento non intestato a nessuno.

Il risultato pratico è che la somma, pur rimanendo nella materiale disponibilità del cliente – possessore del titolo finché non lo consegna a terzi – non appare più sul suo conto corrente.

Cosa succede dopo l’emissione dell’assegno circolare?
A questo punto, l’assegno circolare – che di solito viene richiesto per pagare un debito – viene, invece, trattenuto dal cliente e custodito a casa. Se dovesse subire un furto, poco male: potrebbe sempre denunciarne lo smarrimento e bloccarne il pagamento.


La somma si trova, quindi, “congelata”, in attesa che qualcuno la reclami. E questo qualcuno può essere lo stesso cliente che, in un secondo momento, potrebbe domandare alla banca il riaccredito della somma prima stanziata per l’emissione dell’assegno. In pratica, con questo trucchetto, l’assegno circolare viene richiesto non per pagare un debito, ma per custodire i propri risparmi in un luogo alternativo al conto e al materasso.

Stando ai dati pubblicati dal Sole 24 Ore, sono circa 16,6 milioni il numero di assegni circolari emessi in Italia a fine 2018. Ed è di 144,7 miliardi il conto totale degli assegni circolari emessi alla stessa data. Soldi che sono in gran parte “sommersi” e frutto di evasione fiscale.

Quanto tempo per reclamare l’assegno circolare?
In questo modo, l’assegno circolare è diventato uno strumento per “tutelare” i risparmi senza costi aggiuntivi o aggravi d’imposte, a rendimento zero, ma a capitale garantito. Come noto, infatti, l’assegno circolare è emesso da una banca per somme disponibili presso di essa e usufruisce della garanzia dei depositi bancari fino all’importo massimo pro-capite di 100mila euro. L’istituto bancario emittente, inoltre, deve essere specificamente autorizzato e vigilato da Banca d’Italia, nonché prestare una cauzione pari al 20% degli assegni in circolazione.


Peraltro, nulla vieta al cliente di detenere l’assegno circolare per molto tempo, potendolo reclamare entro ben tre anni dall’emissione. Scaduto tale termine, la banca emittente versa la somma non riscossa relativa al titolo dormiente nel Fondo indennizzo risparmiatori. In questo caso, comunque, il diritto del “richiedente” si prescrive nel maggiore ordinario termine decennale, dalla scadenza del precedente termine triennale riservato al “beneficiario”.

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